“Si dice che da quella sera il lampionaio di Breslavia cerchi tra la folla lo sguardo di qualcuno che riscopra la magia di un momento, godendoselo fino in fondo. Si dice che da quella sera un’anonima fanciulla non lo abbia mai dimenticato.”

Il lampionaio o latarnik è una delle attrazioni di Breslavia. Non mi piace chiamarlo così, perché per me è stato molto di più di questo.
Diciamo che, all’imbrunire, una folla di persone curiose si radunano nella parte più vecchia della città di Breslavia, l’isola di Tumski, e attende in silenzio il momento fatidico in cui il latarnik accenderà uno per uno, a mano, i 103 lampioni rimasti. Si sa poco di quale sia il punto di partenza: ci si mette attorno o vicino alla cattedrale e si attende. Anche io ho fatto così, in silenzio e al freddo come gli altri, contando i minuti, scandendo i secondi.

Arriverà? Avevo letto che qualche volta può accadere che salti il giro a causa delle condizioni atmosferiche o per altre ragioni. Anche questo aveva il suo fascino: restare in attesa con l’incognita aperta. In quei minuti che mi sono sembrati secoli, ci si guardava in faccia con i visitatori venuti a godersi lo spettacolo, qualcuno chiedeva informazioni a qualcun altro, ma niente di certo, solo silenzio e speranza. Il cielo si preparava ad incontrare la notte, mentre con le dita incrociate cercavamo risposte tra le viuzze della parte vecchia della città attendendo i passi sconosciuti del lampionaio. Mi sentivo come una bambina che attende di aprire i regali di Natale, mentre facevo due giri intorno al collo alla mia sciarpa azzurra.

Mentre distratta guardavo il tetto della cattedrale che prendeva un colore vermiglio, in lontananza vidi spuntare un mantello nero. Eccolo il latarnik. Vestito di tutto punto iniziava il suo giro in rigoroso silenzio e tutti dietro, come una processione per le vie della città. Ammiravo tacendo quest’uomo che, con un lungo bastone dotato di fiammella per accendere il gas, scandiva l’illuminazione delle strade come le note della scala musicale. Ho camminato al suo fianco per un bel pò vivendo la magia di quel momento, ascoltando i battiti del mio cuore e le sensazioni che scaturivano in me. Ad un certo punto mi accorsi che la folla diminuiva sempre di più e che una volta soddisfatta la curiosità, la gente si diradava e se ne andava per fare ritorno alle proprie faccende. “Come spesso accade nella vita” pensai “Una volta soddisfatto il desiderio, le cose perdono di significato”. Per me invece non hanno mai funzionato così, ma esattamente al contrario: il
significato si amplifica e mi avvolge, facendomi scoprire qualcosa di nuovo su di me e sulla realtà che ho attorno.

Seguire quell’omino un passo dietro l’altro era diventato una solita di pellegrinaggio, un percorso di espiazione non dei peccati, ma dei desideri. “Se vuoi desiderare, devi anche saper apprezzare” pensavo dentro di me.
Ormai eravamo rimasti davvero in pochi a tenere il passo della misteriosa figura nera che ora si confondeva nella notte, illuminato solo dai lampioni. Avevo deciso che sarei arrivata alla fine, come in una corsa senza vincitore. Volevo essere presente quando avrebbe acceso l’ultimo lumino, volevo che capisse che non tutti abbandonano, che c’è chi resiste fino alla fine per assaporare la gioia finale dell’arrivo. Il ponte di ferro si avvicinava e, dall’altra parte, c’erano gli ultimi lampioni da accendere. La serata gelida mi avvolgeva più della sciarpa che ormai avevo tirato su fino al naso affinché mi coprisse bene.

Ed eccolo lì, l’ultimo luminò da accendere: ormai eravamo solo io e lui. Mi guardai attorno, la città sembrava una bomboniera affogata nel blu mentre uno spicchio di luna offriva il suo sorriso malinconico al cielo. “It’s magic” esclamai. “Is it?” Rispose lui. “It is”. Poi lo vidi scomparire nel nulla, come se fosse stato improvvisamente avvolto da una nuvola e mi ritrovai con gli occhi bagnati di commozione, non capendo più se quello che era appena accaduto lo avessi vissuto oppure se fosse solo il frutto della mia fantasia.
Si dice che da quella sera il lampionaio di Breslavia cerchi tra la folla lo sguardo di qualcuno che riscopra la magia di un momento, godendoselo fino in fondo. Si dice che da quella sera un’anonima fanciulla non lo abbia mai dimenticato.
– Oriana
Se ti è piaciuto questo articolo allora ti consigliamo di dare un’occhiata alla rubrica personale di Oriana: “PENSIERI A BORDO STRADA”
