Voglio raccontarti di un sogno realizzato nel 2018, durante la mia prima volta nel Borneo indonesiano: un incontro ravvicinato con un orangotango.
Siamo arrivati al terzo campo e finalmente abbiamo visto il maschio alfa. Si chiama Terry e quando è arrivato sulla piattaforma si sono allontanati tutti per lasciare che lui mangiasse. È impressionante: lo sguardo fiero, sembra non abbia paura di niente e nessuno. Ha un fascino talmente palpabile che è impossibile staccargli gli occhi di dosso. Mentre lo guardo cercando di fotografare nel mio cuore questo momento, sento il click delle macchine fotografiche in mano ai turisti attorno a me che scattano senza tregua. Pochi istanti dopo, la mia guida mi tocca un braccio e torno immediatamente alla realtà. Mi chiede di seguirlo perché vuole portarmi dentro alla giungla per tentare degli avvistamenti da vicino.

Eseguo in silenzio, ci stacchiamo dal gruppo e iniziamo ad addentrarci. Fa un caldo terribile, il tasto di umidità è altissimo e si suda perfino da fermi, figuriamoci quando si è in movimento. Tuttavia non mi lamento e seguo i passi della guida, stando attenta a non urtare niente, le braccia ben attaccate al corpo. Alcune piante sono urticanti, ci sono insetti ovunque, voglio evitare qualunque problema. Ad un certo punto vengo quasi colta da un attacco di panico: siamo talmente dentro alla foresta che non si vede più nè il punto di entrata nè quello di uscita. Ho perso totalmente l’orientamento, ma respiro e tento di gestire l’ansia. La guida si gira verso di me facendomi cenno di fermarmi. Poco dopo fa un verso di richiamo, ma non si sente niente. Lo fa di nuovo, ancora niente. Riprendiamo a camminare, il caldo è soffocante, gli alberi sono tutti uguali e lasciano intravedere il sole che va e viene.

La guida si ferma di nuovo e mi fa segno di ascoltare puntando con il dito un albero lontano. All’inizio non vedo nulla, poi comincio a scorgere delle foglie che si muovono e un movimento. Eccolo: in lontananza un orango si sta avvicinando. Non mi sembra vero, il cuore mi sta per scoppiare. Pian piano, albero dopo albero si avvicina, scendendo. Arriva sopra di me, mi osserva. Ci guardiamo a distanza, occhi negli occhi. Sembra dirmi che in fondo non siamo poi così diversi. Il cuore ormai non lo sento nemmeno più, l’emozione ha preso il sopravvento e l’unica domanda che ho in testa è: ma sta accadendo davvero a me? A quel punto allungo la mano verso l’alto, verso di lui. Scende ancora un po’, allunga il suo braccio verso il mio. Ci sfioriamo in un momento che non dimenticherò mai, ora il mio sentimento prende forma, ho un nodo in gola ed iniziano a scendermi le lacrime.

Per tre volte accade di nuovo: allungo il braccio e lui allunga il suo, sfiorandomi. Poi si allontana, così come era arrivato. La guida mi dice che gli oranghi non dimenticano mai un volto dopo averlo visto una volta. Ci ricorderemo per sempre, occhi negli occhi e mani che quasi si toccano in un momento magico. Quando mi chiedono cos’è per me la ricchezza, questo istante è la prima cosa che mi viene in mente.
Tratto dal mio diario di viaggio,
Oriana.