Oatman rout 66 burros asini arizona

Oatman: la città degli asini lungo la Route 66

Se ti trovi negli Stati Uniti e stai percorrendo l’iconica Route 66, c’è una tappa che non puoi assolutamente saltare: Oatman, la città degli asini. Questa minuscola ghost town dell’Arizona è un vero tuffo nel selvaggio West, con strade polverose, saloon e facciate in legno che sembrano uscite da un film. Ma ciò che la rende davvero speciale sono i suoi abitanti più famosi: i burros, simpatici asinelli che girano liberi tra le vie in cerca di coccole e qualche bocconcino. In questo articolo ti racconteremo tutto quello che c’è da sapere per visitare Oatman e vivere al meglio questa tappa unica della Mother Road.

OATMAN: DOVE SI TROVA E COME SI RAGGIUNGE

Oatman si trova nella contea di Mohave, in Arizona, incastonata tra le colline delle Black Mountains lungo un suggestivo tratto della storica Route 66. Dista circa 45 km da Kingman, altra tappa imperdibile della Mother Road. Il percorso più scenografico per raggiungerla è proprio quello da Kingman lungo l’Historic Route 66: una strada tortuosa e stretta che attraversa il Sitgreaves Pass, offrendo viste spettacolari sul deserto e sulle montagne. Un tragitto da percorrere con calma, per godersi ogni curva e panorama.

⚠️ Fate attenzione alla guida, la strada è piena di curve e non è raro trovare qualche asinello fermo o che attraversa anche a chilometri di distanza!

LA STORIA DI OATMAN: IL BOOM DELL’ORO E IL RAPIDO DECLINO

Oatman nacque come insediamento minerario già nella seconda metà dell’Ottocento, ma il vero boom arrivò tra il 1904 e il 1915, quando nelle Black Mountains furono scoperti ricchi giacimenti d’oro. In pochi anni il villaggio si trasformò in una città del West con oltre 10.000 abitanti e prese il nome da Olive Oatman, la giovane pioniera sopravvissuta al massacro della sua famiglia e vissuta per anni tra i Mohave.

Con la fine della corsa all’oro e il devastante incendio del 1921, la città iniziò a declinare rapidamente. La sua fortuna cambiò di nuovo nel 1926, con l’inaugurazione della Route 66 che passava proprio di lì. Per decenni Oatman tornò a vivere grazie ai viaggiatori, fino a reinventarsi oggi come meta turistica unica, famosa per le sue atmosfere da vecchio West e per i burros, gli asinelli discendenti di quelli usati dai minatori.

▶️ Guarda il video che abbiamo girato assieme ai Burros! 🫏

I BURROS, GLI ABITANTI DI OATMAN

Ciò che rende celebre questa piccola città della Route 66 sono i simpaticissimi burros, gli asinelli discendenti di quelli che un tempo venivano utilizzati dai minatori nelle miniere. Oggi vagano liberi per le strade e non è raro incontrarli lungo i marciapiedi o addirittura dentro i negozi. Sono abituati alla presenza umana e si avvicinano spesso in cerca di cibo. È possibile dar loro solamente il cibo autorizzato, venduto nei negozi della città sotto forma di fieno pressato al costo di un dollaro.

🔎Curiosità: i puledrini portano al collo un cartello con scritto “Do not feed me”, perché il loro stomaco è troppo delicato per digerire il fieno. Ricordati di rispettare le regole, sopratutto per il loro benessere.

L’ORIGINE DEL NOME OATMAN

La storia di Olive Oatman

Olive Oatman nacque il 7 settembre 1837 a La Harpe, in Illinois, terza di sette figli. La sua famiglia, inizialmente mormone, aderì al movimento scissionista dei Brewsteriti e nel 1851 partì in carovana verso ovest in cerca della “Terra Promessa”. Lungo il Gila Trail, nell’attuale Arizona, la carovana venne attaccata dai Tolkepaya, un sottogruppo degli Yavapai: quasi tutti i membri della famiglia furono uccisi. Olive, all’epoca quattordicenne, e la sorellina Mary Ann furono catturate, mentre il fratello Lorenzo, creduto morto, riuscì a salvarsi.

Le due bambine vissero circa un anno come schiave presso gli Yavapai, finché vennero cedute ai Mohave, che le accolsero nella tribù. Fu qui che Olive ricevette il caratteristico tatuaggio blu sul mento cinque linee verticali, un segno sacro che avrebbe garantito il riconoscimento nell’aldilà. Durante una terribile siccità Mary Ann morì di fame, mentre Olive riuscì a sopravvivere, restando con i Mohave per un totale di cinque anni.

Nel 1856, un emissario di Fort Yuma negoziò la sua liberazione. Tornata tra i bianchi, Olive divenne celebre per la sua storia drammatica e per il tatuaggio che la rendeva immediatamente riconoscibile. L’anno seguente il reverendo Royal B. Stratton pubblicò il bestseller “The Captivity of the Oatman Girls“, che rese Olive una figura di grande notorietà: intraprese conferenze pubbliche in tutto il paese, diventando una delle prime donne oratrici e la prima donna bianca nota con tatuaggi tribali.

Ti abbiamo convinto a visitare questa iconica cittadina della Route 66? I burros ti stanno aspettando! Prima di partire però non ti dimenticare di fare l’assicurazione di viaggio, non perderti il nostro sconto del 10%.

Aggiungi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *